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Sud, Fumarola: Mezzogiorno ignorato dal Governo. Occorre cambiare strategia - CislPuglia.it

Sud, Fumarola: Mezzogiorno ignorato dal Governo. Occorre cambiare strategia

Intervento della Segretaria generale della Cisl regionale sul Quotidiano di Puglia

[Cisl Puglia]

Qualche giorno fa, ad una pensionata della Cisl Puglia è stato chiesto come vedesse l’attuale fase economica. Ha risposto: “come nel dopoguerra”. Un parere che può sembrare emotivo, enfatico, esasperato. Invece è molto più simile alla realtà di quello che si pensi. Che siamo dentro a ‘un’economia post-bellica’ lo certifica un studio recente della Fondazione Ambrosetti. Ad avvicinarci alle macerie di allora è un rapporto debito/pil distante di soli 18 punti dal livello massimo raggiunto nel 1920. Un indebitamento di appena il 22% più basso dal picco raggiunto nella seconda guerra. È la condizione di un’industria in retromarcia, di un’occupazione assente o incapace di emancipare dalla povertà, di consumi fermi al palo, così come gli investimenti privati. Il clima di sfiducia che attanaglia il Paese non aiuta. Occorre recuperare la scarsa produttività (cresciuta solo del 6,7%) la scarsa formazione del capitale umano (non si investe adeguatamente) che genera minori competenze, minore capacità di innovazione, minori competenze nella forza lavoro. Questioni che se allarmano a livello nazionale, diventano incendiarie quando vengono declinate sul Sud. Dove ogni singola criticità è amplificata per intensità ed estensione, a causa di diseconomie strutturali irrisolte, profonde. In questi mesi noi abbiamo rifiutato di alimentare la logica della paura che rischia di disgregare la società, di mettere gli uni contro gli altri in una guerra tra poveri. E lo abbiamo fatto insieme a Cgil e Uil mettendo a frutto le nostre visioni, le nostre analisi e proposte, diventate ricchezza comune, accompagnata dalla voglia di costruire una possibile via d’uscita dal nostro dopoguerra, la crisi. Allora il Governo ci dia risposte attraverso una linea di azione che sappia coniugare crescita economica, razionalizzazione dei conti pubblici, lotta alle povertà, sostegno alla non autosufficienza. Risposte che non sembrano certo arrivare da un decreto crescita che appare pensato esclusivamente per costruire qualche bel titolo di giornale, ma che di fatto – basti il peso di quel “salvo intese” – si candida ad essere una splendida scatola vuota. Ed anche nel Def varato nei giorni scorsi troviamo tante assenze ingiustificate specialmente nei confronti di un Mezzogiorno su cui gravano tassi di sofferenza sociale e produttiva più che tripli rispetto alla media nazionale. Insistiamo a ripetere che se riparte il Sud riparte l’Italia. Poiché se affonda il Sud, se le famiglie e i lavoratori del Mezzogiorno arrancano, portano giù con loro tutto il Paese. Nel Sud aumentano i poveri, una persona su tre è senza lavoro. Al Sud, ancora, ci sono territori che non sono adeguatamente collegati. Penso alla Napoli/Bari per la quale gli annunci sull'alta velocità si sono persi nella notte dei tempi. Purtroppo la ‘questione Mezzogiorno’ è anche la grande assente nei programmi del Governo. E’ debole la strategia pensata per il rilancio occupazionale, infrastrutturale e produttivo. Non c’è traccia di Politiche industriali concrete ne’ di fiscalità di sviluppo. Avremmo bisogno di far decollare la filiera dei saperi, e di trasformarla in un vero driver di sviluppo. Il Governo invece ha scelto di non investire su formazione, innovazione, ricerca, e alternanza scuola lavoro ritenendo, probabilmente, più efficace il Reddito di Cittadinanza. Anche questo è un ulteriore e grave errore culturale prima ancora che politico. Il Reddito, per come è stato concepito, è uno strumento ibrido, e sovrappone temi diversi che richiederebbero strategie diverse: da una parte sostegno alla marginalità, dall’altra politiche attive. Non apparteniamo ad un Sud che vuole vivere di assistenzialismo, ripiegato su se stesso, ma vogliamo esercitare corresponsabilità valorizzando e attivando tutte le potenzialità dei nostri territori, in una visione di Paese, implementando i contenuti che insieme a Cgil e Uil abbiamo elaborato nella piattaforma unitaria che parla tanto di Sud. Ciò significa agire progettando azioni ed investimenti in grado di generare insediamenti produttivi innovativi, utilizzando al meglio le risorse, cogliendo le opportunità della IV rivoluzione industriale in un’ottica di politiche espansive. Per far questo insistiamo sulla necessità di dare vita ad un Patto per la coesione e lo sviluppo che metta insieme, nello stesso orizzonte riformatore, ogni attore istituzionale e sociale capace di dare un contributo responsabile. È l’unione d’intenti che crea la forza.

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