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Sud: Castellucci, la crisi è drammatica; guai a perdere altro tempo - CislPuglia.it

Sud: Castellucci, la crisi è drammatica; guai a perdere altro tempo

Intervento del Segretario Cisl regionale sul Quotidiano di Puglia

[Cisl Puglia]

I dati Istat nazionali di qualche giorno fa fotografano una situazione drammatica: meno lavoratori e più disoccupati. È l’ulteriore conferma di quanto ormai la Cisl ripete da tempo. La lunga crisi pandemica amplia sempre più i divari economici, sociali e territoriali. I dati sono incontrovertibili, in povertà assoluta sono oltre due milioni di famiglie, complessivamente si tratta di 5,6 milioni di persone nell’anno 2020, un milione in più rispetto al 2019. Nonostante i vari Decreti anticrisi il reddito delle famiglie è drasticamente diminuito del 2,8% facendo registrare una contrazione alla spesa di ben il 10,9%. Le regioni del Mezzogiorno, restano l’area con maggiore densità di povertà coinvolgendo il 9,3% delle famiglie. In Puglia il tasso di occupazione supera di poco il 46%, con Bari sopra la media e Foggia ben al di sotto e il Salento più o meno nella media, mentre il tasso di disoccupazione regionale viaggia mediamente intorno al 14% con Bari un po' al di sotto e Foggia decisamente al di sopra. In questa cornice il crollo dell’occupazione, senza azzardare ad immaginare cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi con l’eventuale sblocco dei licenziamenti, nei dodici mesi trascorsi tra febbraio 2020 e febbraio 2021 gli occupati rilevati dall’Istat sono circa 945mila in meno; crollo che ha colpito tutti i settori economici e produttivi, in particolare il terziario e i servizi in genere, determinando effetti occupazionali negativi in particolare su donne e giovani. Un esempio su tutti; si stima che l’emergenza sanitaria Covid nel 2020 sul turismo italiano abbia provocato oltre 230 milioni di presenze in meno. Nel periodo aprile-settembre 2020 l’occupazione in l’Italia ha registrato una perdita di lavoratrici doppia rispetto alla media Europea. A fronte di un calo del 4,1% delle lavoratrici italiane tra i 15 e 64 anni (402 mila circa in meno), in Europa il numero delle occupate nella stessa fascia d’età è diminuito del 2,1%. È del tutto evidente che nel 2020 in questo contesto la Puglia con le altre regioni del Mezzogiorno pagano un prezzo maggiore con un allargamento del gap rispetto al Nord che pure ha dovuto affrontare i risvolti più pesanti all’inizio dell’emergenza sanitaria. A tutto ciò, si aggiunge un attuale devastante contraccolpo demografico, per differenza tra nuovi nati (inferiori) e decessi, che aggrava ancor più lo scenario economico e sociale. In questo contesto si collocano più che mai, se non c’è un immediato intervento della politica nazionale e regionale, le forti preoccupazioni di tenuta sociale ed economica anche per la nostra Puglia. Il disagio registrato è elevato nel settore terziario; un esempio su tutti: si stima che l’emergenza sanitaria Covid nell’anno 2020 sul turismo italiano abbia provocato, oltre 230 milioni di presenze in meno. Così come le forti criticità nei tanti insediamenti industriali strutturati (ex-Ilva, aerospazio, automotive, etc.), nell’edilizia e nel manifatturiero in generale dove sono a rischio migliaia di posti di lavoro. La mancata ripartenza dei cantieri e delle opere infrastrutturali da completare o da costruire amplificano il rischio di chiusura di imprese, piccole e medie in particolare, come l’acuirsi del problema lavoro che non c’è; infatti come Cisl sosteniamo che bisogna trovare soluzioni immediate e condivise per tutelare tutti gli attuali posti di lavoro. Non possiamo permetterci di perdere altra occupazione perché sarebbe un disastro. Siamo consapevoli che non serve piangersi addosso. Si tratta di reagire e ribadire che dopo una crisi così lunga il Paese o cresce nel suo complesso o continua in una deriva che trascina tutti più lontani dallo sviluppo, così come più volte evidenziato dal nostro Segretario generale nazionale Luigi Sbarra. Ovvero, se non cresce il Mezzogiorno non cresce l’intero Paese. Nel frattempo per superare l’emergenza Covid, accelerando le riaperture delle attività, serve al più presto terminare la vaccinazione di anziani e fragili e partire con quella di massa cogliendo anche l’opportunità della sottoscrizione del Protocollo nazionale sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro, e della revisione ed aggiornamento del Protocollo condiviso del 24 aprile 2020, per continuare a gestire sempre più efficientemente e responsabilmente le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus in ogni luogo di lavoro. Purtroppo, come dimostrato qualche settimana fa anche dall’iniziativa promossa dal Ministero per il Sud, il tema del Mezzogiorno, più che citato e discusso, va nel concreto affrontato attraverso investimenti, il rilancio delle politiche attive del lavoro, una condivisione di intenti come una reale priorità nazionale. È necessario guardare al futuro, all’innovazione, alla sostenibilità ambientale, alla formazione e alle tecnologie. Occorre un processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord, perché è ormai fermo da decenni. Ci saranno le risorse del Recovery Plan, dove è necessario il confronto con le parti sociali, sulle quali siamo convinti possano essere l’occasione vera della ripresa e della crescita con benefici per tutti.

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